I longobardi e la religione: l'eresia ariana
Come afferma Jörg Jarnut nel suo libro "Storia dei Longobardi", i Longobardi per tutto il VI secolo furono pagani e cristiani di credo ariano. Fu solo nel 603 che, sotto l'influenza della moglie cattolica Teodolinda, Agilulfo fece battezzare il figlio Adoloaldo secondo il rito cattolico, e dette la propria protezione al monaco irlandese Columbano affinché questi potesse fondare nel 612 il monastero di Bobbio col compito di procedere all'evangelizzazione dei Longobardi pagani o ariani che fossero.
L'arianesimo, che nulla ha a che vedere con il razzismo col quale spesso viene confuso, è una dottrina cristologica elaborata dal filosofo Ario, da cui il nome, che contesta la consustanzialità del padre col figlio, obbiettando che se il figlio è stato creato dal padre non è possibile che padre e figlio siano divinità che stanno sullo stesso piano. Questo dette luogo ad una serie di dispute teologiche che culminarono con il Concilio di Nicea (325), al termine del quale tali dottrine furono messe al bando e considerate eretiche. In realtà però questa impostazione teologica ebbe nei secoli a venire una grande diffusione presso i germani anche a causa della predicazione di Ulfila, l'apostolo dei Goti.
Proprio dalle parole dello stesso Ulfila pronunciate in punto di morte abbiamo un sunto del credo ariano da considerarsi in antitesi con il credo che viene recitato durante la messa:
L'arianesimo, che nulla ha a che vedere con il razzismo col quale spesso viene confuso, è una dottrina cristologica elaborata dal filosofo Ario, da cui il nome, che contesta la consustanzialità del padre col figlio, obbiettando che se il figlio è stato creato dal padre non è possibile che padre e figlio siano divinità che stanno sullo stesso piano. Questo dette luogo ad una serie di dispute teologiche che culminarono con il Concilio di Nicea (325), al termine del quale tali dottrine furono messe al bando e considerate eretiche. In realtà però questa impostazione teologica ebbe nei secoli a venire una grande diffusione presso i germani anche a causa della predicazione di Ulfila, l'apostolo dei Goti.
Proprio dalle parole dello stesso Ulfila pronunciate in punto di morte abbiamo un sunto del credo ariano da considerarsi in antitesi con il credo che viene recitato durante la messa:
"Io, Ulfila, vescovo e confessore, ho sempre creduto in questo modo, e in questa fede unica e veritiera passo al mio Signore: credo che Dio Padre sia unico, ingenerato ed invisibile, e credo nel suo Figlio unigenito, Signore e Dio nostro creatore, ed artefice di ogni creatura, che non ha nessuno simile a sé: quindi uno è il Dio padre di tutti, che è anche Dio del Dio nostro; e credo che uno sia lo Spirito Santo, virtù illuminante e santificante […] né Dio, né Signore, ma ministro fedele di Cristo, non uguale, ma suddito ed obbediente in tutto al Dio padre"
Mosaico absidale di Sant'Apolinnare in Classe (VI secolo) Croce ariana o di Costantino |
L'arianesimo divenne la religione ufficiale dell'impero romano con Costantino ed ebbe una particolare diffusione sotto gli imperatori Costanzo e Valente. Come nella religione cattolica anche quella ariana dava grande importanza al battesimo che allora veniva praticato per immersione in appositi edifici sacri che venivano appunto detti battisteri, le rovine di uno di questi battisteri a pianta ottagonale si trovano di fronte alla pieve di Sant'Appiano in Val d'Elsa (vedi post), un'altra lastra di arenaria riferibile al credo ariano si trova presso la pieve di San Leolino a Panzano (vedi post).
Sembrerebbe che la Toscana sia stata una delle aree dove più si diffuse il credo ariano, in effetti alcune tracce sia nella toponomastica che nell'onomastica lo dimostrerebbero, del resto fu proprio la Toscana una delle aree più colonizzate dai Longobardi e viceversa meno popolate dai Romani.
Sembrerebbe che la Toscana sia stata una delle aree dove più si diffuse il credo ariano, in effetti alcune tracce sia nella toponomastica che nell'onomastica lo dimostrerebbero, del resto fu proprio la Toscana una delle aree più colonizzate dai Longobardi e viceversa meno popolate dai Romani.
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