Noi, Celti e Longobardi


"La narrazione dominante nella repubblica italiana - media, manuali scolastici, propaganda istituzionale - invoca volentieri, foss’anche in modo abusivo e distorto, ascendenze latine e italiche. Guarda con indifferenza al retaggio della Magna Grecia. Ma soprattutto ignora e rimuove il substrato celtico, pur assolutamente dominante nella zona che si estende sino allo spartiacque dell’Appennino Tosco-Emiliano e ben presente anche altrove. Ed ancor più, in parte per latente germanofobia, quanto ha lasciato dietro di sè l’insediamento in epoca storica dei Longobardi nelle nostre terre, ad un livello più superficiale ma geograficamente ancora più esteso.

Quest’opera rappresenta uno sforzo generoso e monumentale di correggere il tiro. Riproporla in un’epoca in cui le istanze identitarie ed autonomiste nelle zone più direttamente interessate del nostro paese sono state politicamente abbandonate a favore di altre agende serve anche a ricordarci come il senso di appartenenza, in Italia come in Europa, non sia nutrito da omologazioni forzate che sono comunque l’anticamera del globalismo, ma dalla consapevolezza delle differenze e dall’orgoglio delle proprie radici."

Gualtiero Ciola (1925-2000), trentino con radici mitteleuropee, è stato veterinario in Alto Adige fino al 1985. Appassionato di cultura tedesca e longobarda, oltre a pubblicare il presente libro (1987), ha collaborato con riviste come Orion e L’Araldo di Thule sotto lo pseudonimo Walto Hari, esplorando temi etnoculturali con spirito critico e indipendente.

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