La peste di Giustiniano nella Historia di Paolo Diacono

Credo che Paolo Diacono sia stato sottovalutato dagli storici, in realtà il testo della Historia ad una più attenta lettura ci svela tanti dettagli interessanti per meglio capire questo periodo dell'Alto Medioevo che segna la fine dell'antichità classica e l'inizio di una nuova era per la storia dell'Europa.

La peste di Giustiniano prende il nome dall'imperatore Giustiniano (527-565) che in quel periodo regnava sull'Impero Romano d'Oriente. Questa epidemia colpì duramente Costantinopoli tra il 541 ed il 542, nella sua fase più acuta sarebbero morte più di 5.000 persone al giorno, decimando la popolazione della capitale di circa il 40% e riducendo la popolazione del mediterraneo orientale del 25%. E' lo stesso tasso di mortalità che si ebbe in Italia settentrionale nel periodo della guerra gotica. 


Recenti studi genetici fatti sul DNA di resti umani di diversi periodi storici hanno dimostrato che il batterio che fu causa della peste di Giustiniano apparteneva ad un ceppo di Yersinia diverso da quello della peste nera che funestò l'Europa nel XIV secolo.


Alla pestilenza Paolo Diacono dedica una delle parti stilisticamente più notevoli della Historia Langobardorum, è chiaro che lui riteneva questo evento determinante per la decisione dei Longobardi di invadere l'Italia. Il fatto che Alboino decidesse di partire per l'Italia mentre era ivi in corso una delle più terribili pestilenze della storia è abbastanza strano, ma il monaco longobardo ci spiega il motivo per cui questa epidemia non spaventasse i Longobardi più di tanto.

Et haec quidem mala intra Italiam tantum usque ad fines gentium Alamannorum et Baioariorum solis Romanis acciderunt.
Questi mali colpirono i soli Romani in Italia fino ai confini con gli Alemanni e i Bavari. Historia Langobardorum, Libro II, paragrafo 4
Dalle parole di Paolo Diacono sembrerebbe che la pestilenza avesse colpito solo le popolazioni di stirpe romana, mentre Goti e Longobardi ne fossero immuni. Questo è dovuto al fatto che le popolazioni del nord Europa erano portatrici di un gene mutato (CCR5-Δ32) presente nei linfociti che era capace di debellare il batterio dell'Yersinia che provocava la peste, le popolazioni del mediterraneo avevano una proteina recettore differente (gene CCR5) che era invece particolarmente sensibile a questa malattia. Come si può vedere dal grafico sottostante la Scandinavia, terra di origine di Longobardi e Goti, è uno dei luoghi al mondo con la maggiore presenza del gene CCR5-Δ32 nella popolazione (15%), la mutazione di questo gene potrebbe essere avvenuta in Scandinavia durante il mesolitico (5000 anni  a.c.). E' la stessa area che ha dato origine all'SNP R-U106 (lignaggio proto-germanico) che dovrebbe essere l'aplogruppo Y-DNA che tra le varie caratteristiche, ha quella di un alta incidenza della mutazione delta 32 del gene CCR5.

Questa mutazione genetica che è molto recente potrebbe essere dovuta ad un adattamento della specie alle condizioni ambientali ed ai cambiamenti climatici avvenuti nell'area dopo l'ultima grande glaciazione o, in ipotesi, all'ibridazione con i Neandertal (vedi post).



Diffusione geografica del gene CCR5-Δ32
Fonte: PLOS biology

Secondo recenti studi il gene CCR5-Δ32 fornirebbe una maggiore difesa immunologica anche contro altre pandemie moderne come HIV, vaiolo e giocherebbe un ruolo anche in assenza di infezioni, nello sviluppo di malattie auto-immuni. E' stato anche determinato che il gene mutato era inefficace contro la peste bubbonica (peste nera) del XIV secolo che infatti provocò solo in Gran Bretagna una riduzione della popolazione del 30-50%.


Questa terribile epidemia potrebbe essere il motivo per cui oggi la maggioranza della popolazioni dell'Italia centro-settentrionale appartiene all'aplogruppo R1b. La popolazione della penisola italiana prima delle invasioni barbariche era di circa 8 milioni di persone, dopo l'epidemia alla fine della guerra gotica questa si sarebbe ridotta del 50% in pochi anni, ma questa riduzione avrebbe riguardato solo le popolazioni di origine latina. L'assenza della mutazione CCR5-Δ32 negli Etruschi potrebbe essere la causa della loro repentina scomparsa nel III secolo a.c. a causa di un'analoga pandemia dovuta al prolungato contatto con i Celti in Pianura Padana.


La mutazione genetica CCR5-Δ32 è inoltre assente nell'Africa sub-sahariana, nell' est e sud-est asiatico, nelle popolazioni autoctone di America e Oceania. E' molto bassa nel bacino del Mediterraneo e assente nelle principali isole.


Presso la società americana FTDNA è possibile ordinare il test per il gene CCR5 al costo di 35 dollari. Ognuno di noi ha due copie di questo gene, quindi il test può dare luogo a tre diversi risultati: i geni possono essere entrambi normali (CCR5), uno normale ed uno mutato (CCR5-delta32) oppure entrambi mutati in questo caso l'immunità ad HIV, polio e peste è totale. Questa mutazione è probabilmente dovuta ad un lungo processo di selezione evolutiva della popolazione europea dovuta a grandi epidemia come quella della Peste Nera. Il gene CCR-5 è localizzato nel cromosoma 3, il gene mutato è caratterizzato da una cancellazione (delta sta per deletion) tra le posizioni 46414947-46414978.

Felix Immanuel è un programmatore dell'HP che lavora a Camberra in Australia, ha sviluppato tutta una serie di tools per l'analisi del DNA. Attraverso i RAW file autosomali di FTDNA, 23andMe v3 & v4, è possibile verificare la presenza della variante CCR5-Δ32 nel proprio DNA scaricando l'utility al seguente link.
N.B. il test non è attendibile per uso diagnostico medico ma solo per curiosità scientifica.

Fonti: 


Historia Langobardorum

Paolo Diacono

Is the European spatial distribution of the HIV-1-resistant CCR5-Δ32 allele formed by a breakdown of the pathocenosis due to the historical Roman expansion?

Eric Faure, Manuela Royer-Carenzi
Université the Provence, Marseille, France

The Geographic Spread of the CCR5 Δ32 HIV-Resistance Allele.

John Novembre, Alison P. Galvani, Montgomery Slatkin
Department of Integrative Biology, University of California, Berkeley, California, USA

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Commenti

  1. Concordo con la frase iniziale. i sei libri dell'Historia contengono più
    informazioni rispetto a quelle derivanti da una prima lettura...
    Hatto

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  2. Paolo Warnefrido era ben conscio del pericolo incombente della censura
    carolongia e aveva capito che se voleva far arrivare ai posteri la sua opera
    doveva esser molto cauto, per questo m'è stato difficile capire ove si trovava
    il settimo libro della Historia Langobardorum.
    Hatto

    RispondiElimina

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